Discipline bio-naturali

La Coppettazione

Autore

Studio Innatura

Un'antica tecnica divenuta molto usata negli ultimi tempi

LA COPPETTAZIONE

La Coppettazione è una tecnica terapeutica, che prevede l'utilizzo di piccoli vasi o recipienti cavi di vari materiali, solitamente vetro, plastica, gomma o bamboo. Le coppette sono applicate sulla cute in regioni particolari del corpo secondo la patologia o il fine che vuole raggiungere il massoterapista. L'adesione è garantita da un meccanismo di vuoto generato attraverso un'apposita pompa oppure, come da tradizione, attraverso l'impiego della fiamma per bruciare l’ossigeno all'interno della coppetta al fine di generare l'effetto vacuum.

Questa pressione negativa crea una trazione verso la superficie scollando gli strati cutanei e muscolari, per questo viene utilizzata con efficacia nell'alleviare il dolore dei pazienti affetti da patologie vertebrali compressive.

Dal punto di vista meccanico, questa tecnica consente di lavorare su eventuali aderenze e di aumentare temporaneamente la circolazione, avendo appunto la capacità di richiamare sangue nella zona di applicazione, quindi ottima alleata nel trattamento del dolore.

La coppettazione è in grado di esercitare unazione di allungamento forte e profonda sui tessuti, rilasciando le contratture muscolari e riducendo così la rigidità che spesso accompagna forme croniche di patologie vertebrali, emicranie e altre forme infiammatorie.

Inoltre lincremento del flusso ematico nei tessuti è in grado di migliorare lossigenazione a livello cellulare con una conseguente velocizzazione dei processi riparativi muscolari.

Questa tecnica viene indicata in caso di crampi, contratture e ristagni del microcircolo dovuti a sforzi eccessivi in quanto essa migliora la circolazione e riduce il dolore.

Come tutte le terapie anche la coppettazione ha delle controindicazioni e sono:
Diatesi oncologica, tumori.
Diatesi emorragica, fragilità dei vasi sanguigni, ulcere cutanee, vene varicose.
infiammazione estesa della pelle (allergica, purulenta o fungina).
Febbre elevata (oltre 38,5 °C), spasmi e convulsioni.
Stato post alcolico.
Anemia.
Affanno, stato asmatico cronico, insufficienza respiratoria, tubercolosi.
Cardiopatia grave.
Ipertensione instabile.
Pazienti trattati con anticoagulanti
Fratture ossee.
Emorragie ed edema sottocutaneo.

Michela Graneroli 

Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazione indesiderate.

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