Scrittura

Tempo d'estate

Autore

Antonio Sisana

Stagione della piena manifestazione della natura e dell'uomo.

Tutto si colora sullo sfondo verde intenso di erba, foglie e gambi. È un brulicare di piccola vita tra fiori e frutti: api che succhiano nettare, farfalle che sorvolano liete, cicale che cantano, grilli e cavallette che saltano, formiche che arrampicano, vespe che costruiscono le cellette d’adibire a casa per le future generazioni, millepiedi che corrono, maggiolini che portano fortuna, libellule che si alzano vicino ai laghetti. Il bosco si riempie di vita umana: famiglie si avventurano per una passeggiata o un semplice pic-nic fuori casa, alpinisti inseguono nuove cime o ripercorrono strade passate, bikers segnano con le loro ruote nuovi itinerari, mamme con i passeggini si attardano nelle ciclopedonali.

Anche per i paesi la vita è più colma, di gente, di turisti, di bambini e ragazzi liberi da impegni scolastici; per le vie dei borghi, nelle piazze, nei crocicchi tipici all’incontro si accorpano e si raccontano le persone. La sera è ancora tiepida, a turno nelle frazioni si arrangiano feste, si organizzano occasioni d’incontro e la vita sembra essere da sempre carica di spumeggiante energia.

È l’estate, anche qui in montagna, foriera di luce, di vita e voglia di ritrovarsi. I bambini non vorrebbero mai rientrare in casa, i ragazzi hanno l’ansia di uscire, gli adulti amano far seguire alla cena una bella passeggiata fra le vie del paese e pure gli anziani osano rimanere in giardino o fuori la porta a respirare un poco d’aria.

È la stagione in cui la vita esprime se stessa nel modo più intenso, spinge ogni cosa all’esterno, alla crescita, all’espressione. Nella natura, con fiori e frutti, nell’essere umano, parte di essa, che sente la voglia di recarsi ad incontrare.

L’estate ci spinge verso gli altri, ci ricorda che nulla siamo senza coloro che vivono, accanto a noi, la medesima esperienza terrena. Mentre d’inverno abbiamo lasciato che la solitudine e l’introspezione avessero più forza, ed in primavera ci siamo sentiti rinascere, ora avvertiamo l’esigenza di confrontarci, di vivere con l’altro.

È importante che ci rendiamo conto, nel profondo della nostra esistenza, che solo nell’altro, nel diverso, nell’essere che la vita ci fa incontrare, possiamo crescere e conoscerci. Si, conoscere l’altro significa conoscere se stessi. L’introspezione, l’entrare nel nostro intimo, scandagliare le nostre pulsioni, tutto questo non è che un piccolo tassello. Ciò che ci permette di conoscerci veramente è l’incontro con l’altro.

Oggi più che mai vogliono farci credere che il diverso è pericoloso, che va tenuto a debita distanza, che va controllato. In verità il diverso va conosciuto ed una volta conosciuto, solo allora, possiamo comprenderlo. Ed una volta compreso diventa parte di noi, non è più diverso, non è più qualcosa o qualcuno di cui avere paura.

L’estate del nostro essere è quell’esigenza profonda d’aprirsi con speranza e fiducia all’altro, pronti a saper ascoltare, nel cuore, esiliarsi dai luoghi comuni per trovare uno spazio in cui, nudi alla vita, ci si scopre fratelli. Questo spazio è il vero luogo sacro, l’altare della vita, ove Dio è presente con maggiore forza. È vero luogo di culto, cerchio magico in cui l’esistenza ritrova i suoi passi.

Questo pezzo è pubblicato sul Bollettino della Parrocchia di S.Gervasio e Protasio di Bormio nel numero estivo 2011.

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