Scrittura

Estate della Vita

Autore

Antonio Sisana

L'espressione della maturità esteriore.

È arrivata l’estate e la vita esteriore si esprime al meglio, al suo massimo. Così nelle stagioni della vita ove questo periodo segue quello “primaverile” dell’apprendimento, della giovinezza spensierata e della semina. L’estate è espressione della maturità, esplosione dei semi in fiori e frutti. Questo secondo stadio aveva inizio, in passato, con il matrimonio, con la presa delle proprie responsabilità in seno alla famiglia ed alla comunità. È il tempo in cui si è nel pieno della vita, con le capacità fisiche al massimo, l’energia ed i propri interessi rivolti, naturalmente, verso l’esterno. È periodo di soddisfacimento delle prime tre esigenze umane: piacere o gioia di vivere, successo o realizzazione professionale, dovere o impegno sociale. Queste tre esigenze solitamente si esprimevano, nell’ordine, nell’ambito della famiglia, della professione e della comunità d’appartenenza.

Anche oggi dovrebbe essere così se rispettassimo il respiro naturale, ma l’aumentata aspettativa di vita e l’innalzarsi dell’età legata allo studio ed all’apprendimento ha portato la maturità ad età più avanzate. I nostri genitori si sposavano poco dopo i vent’anni, ora ci si laurea e si comincia ad entrare nel mondo del lavoro a trenta. Una volta si era più naturali e si seguivano le forze fisiche ed istintive, oggi siamo figli della scienza e della logica, e forse il meglio stà nel mezzo, come sempre.

L’estate della vita è brulicare di forze e queste, se espresse nella vita esteriore. trovano realizzazione e scopo; altrimenti ristagnano, si bloccano, implodono e la persona fatica a trovare soddisfazione, gioia e penetra nell’esperienza del dolore e della paura, dell’apatia. La nostra società, noi stessi, dobbiamo riflettere e cercare di comprendere se siamo ancora capaci di dare spazio a queste esigenze, se sappiamo equilibrare ed equilibrarci tra famiglia, lavoro e società. Il piacere e la gioia raggiunti in ogni ambito, fisico, mentale, emozionale e spirituale sono linfa vitale, e se trovano sbocco in una vita completa allora si esprimono in pienezza.

La professione diviene mezzo essenziale di realizzazione dei propri talenti e di raccolta dei tesori materiali che ci permettono di vivere. Il lavoro dovrebbe essere fondante, lo dice anche la nostra costituzione, ma al di là della crisi che attraversiamo dal punto di vista economico credo che più profondo possa essere il problema. La radice delle difficoltà e della mancanza di gioia di vivere quest’ambito della vita risiede forse nell’aver perso il senso di realizzazione dei propri talenti, delle proprie pulsioni interiori. Le tribù native mandavano i figli nella foresta affinché incontrassero le proprie visioni e poi li aiutavano affinché li compissero. La nostra società, invece, ammalia e affascina i giovani in modo che seguano non il loro interiore, ma quanto si ritenga porti prestigio, soldi, potere. La professione, quando incarna i nostri ideali e le nostre potenzialità è vita, quando invece non lo fa diviene percorso frustrante.

Infine la società, la comunità ove viviamo deve essere luogo di crescita, d’impegno, di cultura civica e sociale. Nel condividere impegni e responsabilità si cresce, si matura, si diviene tassello di un grande mosaico. La politica, l’impegno sociale, il dovere civico non devono essere per l’uomo e la donna matura qualcosa d’esterno a se, ma esigenza di vita. Il politico, colui che ha un ruolo di prestigio, una carica sociale, dovrebbe innanzitutto condividerlo con chi rappresenta, incarnare appieno la responsabilità e bagnarsi di grande umiltà per svolgere la propria professione come atto di grande servigio e non come mezzo per affermare il proprio ego e realizzare gli interessi suoi e della sua piccola cerchia d’amici.

In estate la vita è resurrezione completa e gioia di vivere responsabilmente ogni aspetto della nostra esistenza terrena e spirituale.

Questo pezzo è stato pubblicato su "La nostra Comunità" Bollettino Parocchia di Bormio n.118 Luglio 2012.

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