Buona Pasqua
Tanti auguri a tutti noi
Antonio Sisana
Ogni essere umano è unico e insostituibile. Nessuno è uguale ad un altro, come un tassello di un unico mosaico chiamato mondo. E quel mosaico è quell’Uno di cui tutti siamo parte e di cui tutti portiamo l’essenza nel nostro profondo. Io credo che non solo l’essere umano è un tassello, ma ogni essere di natura, minerale, vegetale, animale ne è uno.
Stando in mezzo al bosco, immedesimandomi nella natura, ho osservato e sentito, in ogni essere di natura, “suonare” quel tono particolare, unico e importante, quella singola nota che forma con tutte le altre la composizione della vita. Occorre tono ed occorre ritmo, occorre suonare perché la vita sia completa. Ogni essere di natura, quando esercita la sua “funzione”, diviene mezzo d’espressione di una grande arte. Essere se stessi, questo è quanto serve per poter partecipare a tale armonia. Forse è tutto qua il nostro compito, lo sforzo da fare in questa vita, in esso troviamo la vera gioia. Amo dirlo ai giovani, quando si lasciano parlare, che essere se stessi è la vera rivoluzione, non conformarsi ad altri. Ed essere se stessi è una grande avventura.
Vivere la vita come arte è un cammino, il sentiero spirituale vero e proprio. È il cammino di conoscenza di se stessi. Una volta conosciuto chi siamo conosciamo anche chi incontriamo e assaporiamo in pieno cosa significhi essere tutti fratelli e sorelle ed essere parte di un unico. Vivere la vita come arte era da sempre ciò che le società tribali facevano. Ogni essere doveva comprendere il proprio cammino, il proprio richiamo alla vita, quale talento risiedeva come dono dentro di se. Lo chiamavano la ricerca della propria visione, la vocazione che ognuno sentiva nel suo profondo. La tribù aiutava la persona a trovarla questa strada e poi faceva in modo che la esercitasse. Ognuno aveva il dovere di ascoltarsi e solo allora, una volta scoperto dentro di sé la propria arte, veniva messo nella condizione di essere e svolgere la sua “vocazione”.
Avete mai notato cosa rende felice la persona? Fare ciò che ama, ma non solo. Non solo ciò che ama, ma ciò che sente essere la sua strada. E se scopriamo quale veramente è la nostra strada e riusciamo a porla in essere raggiungiamo la gioia. Quando facciamo questo ciò che poniamo in essere è arte e tale arte non può che rendere gioia e piacere agli altri. I grandi artisti della musica, della pittura, dello sport, questi quando svolgono la propria arte sono capaci di mandarci in estasi. La stessa cosa fa chiunque eserciti la propria arte, sia falegname o muratore, netturbino o medico.
Grande è quella società che mette nelle condizioni ogni essere umano di scoprire ed inseguire il proprio sogno, quello vero. Forse tale saggezza la si ritrova nelle tribù non ancora totalmente contaminate dalla nostra civiltà moderna.
L’arte che invece s’insegna ai nostri tempi è quella d’inseguire la strada che da clamore, che rende in termini di prestigio e di denaro. La legge economica ha stabilito quali siano le mansioni che hanno valore, che permettono e richiedono un salario alto e invita chi vi riesce a far di tutto per poter essere tra coloro che le svolgano. Spesso ciò che bisogna fare è trovare le persone giuste, fare il percorso di studio idoneo, appartenere ad una famiglia che ha diritti, insomma essere nella “casta” aiuta molto. Molti giovani vengono indirizzati dalla famiglia per studi e strade ritenute migliori. Molti giovani vengono ammaliati e infervorati dalla società, dai mass media a intraprendere carriere perché solo esse danno felicità e prestigio.
Quanta gente nella nostra società esercita lavori che non ama, a cui naturalmente non è portata, e questa cosa, pur riempendo magari, nella migliori delle ipotesi, portafogli e conti in banca, li porta lontani a quella che è la vera felicità. Quante persone che inseguono la loro strada fanno fatica ad essere tenuti in considerazione, ad essere ascoltati, visti, goduti e spesso ad arrivare a fine mese. Sono in difficoltà nel quotidiano, ma in loro è ancora acceso, nel proprio cuore, quella luce che illumina la vita e rende felici.
La parabola dei talenti ci insegna che nostro compito è riconoscere i nostri talenti e farli fruttare. Farli fruttare significa offrire a noi e agli altri la nostra arte. Colui che non lo fa, che nasconde la propria vocazione viene condannato e tale condanna altro non è che l’infelicità.
Evoluta e grande è quella civiltà che da ad ognuno questa possibilità, che coltiva nei giovani tale azione e fa di tutti affinchè possano scoprire ed esercitare la propria arte. Quando un essere fa questo è un dono grande per tutta la società.
Chi svolge ciò che sente suo non cerca ricchezza, perché è felice, offre più di quanto riceve. E così ognuno riscopre che ogni essere umano ha un grande valore, che ogni attività è di grande importanza, che la distinzione non è in base a censo e prestigio, ma tra chi è felice e chi non lo è.
In tempi difficili questo giorno diviene motivo di profonda riflessione interiore
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